FRANTOIO PATRIZI NARO

Storia e funzionamento dell’Antico Frantoio dell’olio

Il Vecchio Frantoio del Palazzo Baronale Orsini-Naro, cominciò la sua attività alla fine del 1800 quando, in seguito a una piena disastrosa i Marchesi Patrizi  Naro, abbandonarono l’antico mulino ad acqua che sorgeva lungo il fiume Farfa. Realizzarono un opificio tradizionale, a trazione animale, nello stallone sotto il Palazzo. Non ci sono documenti che descrivano il frantoio, ma nel pavimento sotto le finestre lunettate è rimasta murata una rosetta in pietra calcarea, dove era posto il torchio. L’esistenza del frantoio è dichiarata al catasto nel 1913 come locale sotterraneo con ingresso dalla Piazza; è proprio in quest’occasione che furono realizzate la scala interna e la piccola porta su Piazza Regillo. Le modifiche del frantoio tradizionale per l’adattamento di un motore elettrico sono successive agli anni Trenta e comportarono la demolizione del catino della mola in muratura e la sua ricostruzione in cemento. La macina in granito deve essere quella originale e le sue dimensioni non sono proporzionate a quelle della vasca.

L’opificio rimase in funzione fino al secondo dopoguerra e poi abbandonato.

Il locale, a pianta rettangolare, è diviso in due da un arco a tutto sesto. La muratura è in pietrame di calcare e laterizio. L’intero piano è coperto a volta: a crociera a tutto sesto quella del portico, a botte lunettata quella del frantoio, che presenta dimensioni notevoli. Il rifacimento del pavimento ha riproposto il selciato originario.

Nell’antico frantoio possiamo ancora osservare: la “macina frantoia”, la “rosetta” in pietra su cui era poggiato il torchio, la “fornacchiola” dove era posto il caldaio per l’acqua, la “mastra”, un “fisculu” a sacco, i “mastelli”, il “cugno”, i “pozzetti” di raccolta dell’acqua vegetativa e varie misure. Il motore elettrico, i suoi meccanismi e la pompa che alimentava il cilindro delle presse, inattivi dalla fine degli anni Quaranta, sono ben conservati.