CASTELLO ORSINI NARO

Cenni storici sul Castello

Con la caduta dell’impero romano, le terre sabine caddero nell’oblio e con esse furono abbandonate le tante ville e i monumenti che avevano arricchito queste campagne rigogliose. Medesima sorte toccò all’antica Mompeo che tornò ad essere menzionata dalle fonti soltanto nel pieno Medioevo come Fundus Pompeianus.

Nel IX secolo la storia di Mompeo si fonde con quella dell’Abbazia di Farfa sotto il dominio della quale fu posto fin dall’817 per concessione del papa Stefano IV all’allora Abate Ingoaldo, come si apprende dal Regesto Farfense e come è confermato nell’840 in un diploma dell’imperatore Lotario. Di lì a poco, nell’875, l’Abate Giovanni decise di conferire l’investitura feudale delle sue terre a un tale Francone il quale, fece costruire un castello a difesa e dominio della valle del Farfa proprio sul luogo in cui ora sorge Mompeo, può essere considerato come fondatore e primo signore feudale della città.

Gli anni in cui Mompeo si apprestava a diventare borgo medievale furono tuttavia per la Sabina difficili e sanguinosi: le scorrerie dei saraceni penetrati in queste campagne provocarono morte e distruzione, senza risparmiare l’Abbazia di Farfa, solo dopo la sconfitta dei barbari all’inizio del X secolo ad opera di Archiprando e in seguito di Alberico, ritornò la pace in queste terre e con essal’Abbazia risorse in tutta la sua magnificenza: l’Abate Adamo nel 956, recuperato il suo potere di conferire autorità sui propri domini, concesse il feudo ai fratelli Gaderisio e Ottaviano di Buza. I secoli a seguire videro l’alternarsi alla sua guida del feudo di Mompeo nobili prescelti dall’abbazia che ne resero il nome illustre, tra questi i Crescenzi e i Savelli.

Nel XII secolo divenne signore feudatario di Mompeo Simeotto Orsini, capostipite di una lunga dinastia che diede lustro e prestigio a questa terra per cinque secoli; da quando prese possesso del feudo il capostipite Simeotto Orsini, ingrandì il palazzo conferendogli l’aspetto monumentale che ancora detiene. Il feudo rimase in possesso degli Orsini almeno fino al 1559, quando gli abitanti restaurano la chiesa parrocchiale dedicata alla natività durante la signoria di Alessandro e Virginia Orsini, come attesta una lapide sulla facciata della Chiesa.

Nel 1635 il feudo venne ceduto ai marchesi Capponi di Firenze, ma solo per un breve periodo: dopo appena un decennio, il 15 Maggio del 1646, per la somma di 39000 scudi Mompeo passò nelle mani della nobile famiglia romana dei Naro.

La famiglia Naro ha lasciato a Mompeo tracce indelebili della sua prolungata presenza nel borgo: l’amore di Bernardino Naro, “marchese di Mompeo” per il piccolo paese sabino si concretizzò nella realizzazione di notevoli opere, fontane, viali, giardini abbelliti con basi di colonne sormontate da sfere di marmo, che trasformarono il borgo a livello urbanistico. La prima testimonianza di tali interventi commissionati dai Naro è la porta d’ingresso al borgo: realizzata in travertino, è sormontata dallo stemma della famiglia romana il cui simbolo, la mezza luna crescente, è ripetuto come ornamento della balaustra marmorea che cinge la piazzetta antistante la porta. Particolare attenzione riservò alla sua residenza che ancora oggi si presenta come un insieme di parti sviluppatesi progressivamente.Quindi l’odierno assetto del Castello è opera degli interventi fatti nella seconda metà del 1600.


Percorrendo la scalinata principale di accesso al piano superiore due lapidi commemorano l’amicizia tra Bernardino Naro, capitano di una compagnia dei cavalleggeri della guardia, e il Papa Urbano VIII.

Al di sopra delle lapidi in nicchie appositamente ricavate vi erano un tempo i busti che ritraevano i due personaggi illustri.

Amante dell’arte, Bernardino Naro, fece affrescare le stanze e i saloni del piano nobile. Ben conservati sono gli affreschi presenti nella parte centrale dei soffitti, eseguiti dopo il 1656 da due differenti artisti Vincenzo Manenti pittore nativo di Orvinio e Salvi Castellucci aretino che danno vita ad una serie di allegorie.


L'Onore

La Fama

L'Aurora

La Perspicacia

La Fortezza

La Prudenza

L'Autorità Spirituale

La Fede

Sala Bernardino Naro

Ci troviamo nella sala più bella e ricca di elementi pittorici, sicuramente era la sala dove i Naro ricevevano i loro ospiti. Durante l'ultimo intervento di restauro, che ha permesso di recuperare il castello come centro vitale di Mompeo, tra le numerose interessanti scoperte, sono state rinvenute delle fasce decorative. Non tutte le decorazioni si trovano nello stato conservativo tale da permettere di ricostruirne i soggetti e le articolazioni; alcune, in migliori condizioni, specialmente quelle della sala d’onore, mostrano delle figure che sorreggono degli stemmi e varie scene Bucoliche.

La scoperta senz'altro più interessante e però avvenuta al di sotto del livello dei pavimenti, ove una ricca decorazione ad affresco mostra stemmi tipici della famiglia Orsini, intervallati da girali, fitomorfi e cornucopie; i colori vivaci e la raffinata fattura alludono a periodi di splendore del castello che potrebbero aver lasciato celati altri loro segni chissà quanti altri angoli ancora sconosciuti.

Il Castello: 

da Bernardino Naro ad oggi.

Bernardino Naro rivisitò totalmente la vecchia fortezza degli Orsini,  trasformò urbanisticamente tutto il paese,  fece costruire una maestosa porta d'accesso in travertino, ristrutturando e riorganizzando urbanisticamente l'abitato, costruì giardini, fontane, e le vie furono lastricate ed articolate al servizio del nuovo palazzo baronale che divenne il polo unico ed unificatore di Mompeo.

Nel 1663 fu riedificata completamente la chiesa parrocchiale, nella quale fu costruita una cappella gentilizia. Anche il figlio Fabrizio proseguì l'opera paterna, abbellendo la nuova chiesa.

Tale benemerenza continuò con il figlio Fabrizio che proseguì l'opera paterna abbellendo la nuova Chiesa. Nel 1668 fece costruire fuori dal paese la chiesa di Sant’Eleuterio, dedicò alla Vergine Maria una piccola preziosa cappella chiamata Chiesola e donò alla chiesa risorta per volere del padre un pregevole reliquario.

Sia Bernardino che Fabrizio alla morte vollero che il loro cuore fosse sepolto nella loro cappella gentilizia di Mompeo a memoria del profondo legame con il borgo sabino; le loro tombe si trovano invece nella cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma.

Dopo questa illustre parentesi, i Naro “intrecciarono” le loro parentele con i Patrizi, Chigi Montoro.

Francesco Naro, discendente di Bernardino Naro, sposò l'unica figlia di Virginia Patrizi e del Marchese Giovanni Chigi Montoro: Porzia Patrizi Chigi Montoro.

Virginia Patrizi era l'unica figlia di Patrizio III Patrizi.

Per il problema della successione della ricca primogenitura Patrizi, (che per mancanza di un erede maschio diretto sarebbe dovuta passare al parente con grado più vicino) si ricorse all'istituto giuridico dell'arrogazione, una forma particolare di "adozione" che permetteva la conservazione del nome della famiglia della moglie unito a quello della famiglia del marito. Quindi Giovanni Chigi Montoro divenne Giovanni Patrizi Chigi Montoro.

Fu utilizzato l'istituto dell'arrogazione anche per il marito di Porzia, Francesco Naro che divenne Francesco Patrizi Naro Chigi Montoro.

Nel 1816 i Patrizi Naro Montoro, come molte altre famiglie baronali romane, rinunciarono ai diritti feudali su Montoro, Mompeo, Sasso e Castel Giuliano, mantenendone tuttavia i titoli e beni allodiali.

La famiglia Patrizi Naro Montoro ebbe le proprietà di Mompeo (castello, terreni ecc.) fino al 1906 quando in seguito alla morte di Don Michele Patrizi Naro Montoro, passò in successione in proprietà della figlia Giulia Patrizi, sposata al Conte Gian Battista Luciani di Massa. Nel 1919 la Tenuta fu acquistata per 400 mila lire dal Cavaliere P. Ciufici.

Queste famiglie nobili che ottennero il feudo successivamente non seppero portare avanti l’opera munifica dei Naro e il paese percorse la medesima storia di ogni borgo d’Italia.  

Il palazzo baronale ebbe durante le vicissitudini storiche nazionali altri proprietari: Baranello e Di Salvo.

Nel 1995 il Palazzo Baronale Orsini Naro è stato acquistato dal Comune di Mompeo ed è catalogato come bene di primaria importanza tra le emergenze castellane della Regione Lazio. 
Sono stati effettuati importanti lavori di recupero architettonico che hanno riportato il Palazzo agli antichi splendori.